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FUORI delle RIGHE

marta

Farsi prossimo -  Lc 10,38-42

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».


era distolta per i molti servizi

Marta ritiene che le sue faccende, i suoi preparativi siano necessari per ospitare al meglio il suo ospite, per servire al meglio Gesù. Marta vuole che il Signore trovi nella sua casa tutto ciò che può desiderare per sentirsi a casa propria; vuole offrirgli il servizio migliore ma, in fin dei conti, questa è la generosità del ricco che dà del suo.  Viene in mente l’atteggiamento di Re David, piccolo uomo, che vuole costruire una casa per Dio (2Sam 7,2). È un peccato che Dio all’inizio non permette e quando asseconda l’uomo lo fa solo per un tempo limitato: il tempio è costruito, distrutto, ricostruito con alterne vicende fino alla distruzione definitiva. Deve ben stare nella nostra memoria che sarà Dio a costruire una casa a Davide.
Quante cose la Chiesa ha costruito per il Signore, quante iniziative sono state messe in piedi per Gesù … ma tutto questo ha la fragilità dell’opera umana – come il tempio a Gerusalemme o le polpette di Marta - opera umana per la sua propria gloria! Sicuramente era intenzione di Marta servire e amare il suo Ospite, ma i molti servizi per Lui rischiavano di far dimenticare l’intenzione prima del suo agire.


Dille dunque che mi aiuti

Probabilmente Marta pensa di fare la cosa migliore, l’unica necessaria, tanto è vero che si lamenta, non per la fatica che stava facendo da sola, ma perché riteneva che Maria non stesse rendendo onore a Gesù standolo lì a perdere tempo per ascoltare. Il pericolo è che le cose da fare assumano tale importanza da nascondere la volontà d’amore e di comunione che le hanno mosse. Non si tratta di fare o non fare, Gesù non mostra preferenza per un atteggiamento o l’altro ma per la "dedicazione" di sé; c’è il pericolo di essere afferrati dalle cose e non dalle persone, o dalla Persona, per cui le cose si stanno facendo.


ti agiti per molte cose

Maria,  rendeva onore a Gesù donandogli il suo tempo, un dono che non ha ritorno. Lo possiamo constatare nelle parole di Gesù, un riconoscimento che la povera Marta, affaccendata in preparativi domestici, si vede arrivare tra capo e collo. Maria si è fermata ad ascoltare; per lei il tempo dedicato a Gesù non è un tempo perso, ma un tempo necessario: prendere del tempo per ascoltare - prendere del tempo per stare con l’«altro» - è prendere del tempo, “dono di Dio” per "restituirlo". Scegliere «la sola cosa necessaria» è il farsi prossimo nell'ascolto.
La differenza sottolineata dal Maestro non è tra il preparare una buona zuppa o stare ad ascoltare, ma nell’agitarsi o mettere il cuore. Anche la preghiera, il culto o lo stare a sentire possono diventare una agitazione senz’anima.
L'atteggiamento dovrebbe essere quello del povero che non ha nulla da dare ma tutto da condividere: non abbiamo nulla da dare ma possiamo farci prossimo nell’umile, attento, profondo ascolto. Dando ospitalità alla Parola, siamo noi i veri ospiti, siamo noi a uscirne arricchiti, senza ansia, senza gelosie, liberi della libertà di Dio.